La malattia di Alzheimer o morbo di Alzheimer è la più comune causa di demenza dal processo degenerativo che colpisce progressivamente le cellule e le connessioni cerebrali. Sebbene non si conoscano ancora le cause precise che scaturiscono il declino progressivo e globale delle funzioni cognitive e il deterioramento della personalità e della vita di relazione, la comunità scientifica è concorde nel definirla multifattoriale.
Nei soggetti si riscontra un basso livello di neurotrasmettitori coinvolti nella comunicazione neuronale, come l’acetilcolina, e un accumulo di proteina beta amiloide a livello delle sinapsi, alterandone la funzionalità.
L’aspetto progressivo della malattia è dovuto proprio al fatto che questo meccanismo di deposito interessa, via via, a cascata, zone sempre più ampie del cervello.
Il decorso della malattia, anche definita “il morbo delle quattro A”, è diverso da soggetto a soggetto, ma comunque caratterizzato da:
- perdita significativa di memoria (amnesia),
- incapacità di formulare e comprendere i messaggi verbali (afasia),
- incapacità di identificare correttamente gli stimoli, riconoscere persone, cose e luoghi (agnosia) e
- incapacità di compiere correttamente alcuni movimenti volontari (aprassia).
Attualmente l’approccio terapeutico è soprattutto di tipo farmacologico con finalità sintomatologica.
Tuttavia, sempre più crescente è l’attenzione per la correlazione tra alimentazione e insorgenza-decorso della malattia
Sebbene manchino delle chiare linee guida, numerosi sono gli studi riguardanti l’effetto positivo di alcuni nutrienti anti-ossidanti e anti-infiammatori.
Gli omega-3 del pesce e della frutta oleosa, per esempio, sembrerebbero contrastare la formazione delle placche amiloidi.
Studi preclinici hanno evidenziato il ruolo protettivo della curcumina e del resveratrolo nei confronti della tossicità indotta dalla proteina beta amiloide.
Alcuni trials clinici si sono focalizzati sulla ricerca delle basi molecolari dei principali composti fenolici dell’olio extravergine di oliva, come strumenti utili per combattere alcune delle alterazioni cellulari e tissutali che caratterizzano tale patologia.
E’ stato, inoltre, dimostrato che una dieta ad elevato contenuto di carne e basso contenuto di cereali e verdure rappresenta un fattore di rischio per l’insorgenza dell’Alzheimer.
Tale correlazione sembrerebbe essere dovuta alla presenza di alti livelli di AGEs (prodotti finali di glicazione avanzata), che determinano alterazioni a più livelli:
- infiammazione,
- danni vascolari,
- danni neuronali e
- stress ossidativo.
Per tale motivo, gli AGEs possono rappresentare un biomarker precoce e un target terapeutico per la prevenzione del morbo.
Vitamine E e B12 possono essere d’aiuto nel migliorare il metabolismo del rame, le cui alterazioni portano alla ridotta funzionalità sinaptica.
Molta verdura, frutta e pesce, dunque!
Sono questi gli alimenti che dovrebbero costituire lo scheletro della nostra alimentazione, secondo quanto indicato dalla dieta mediterranea.
Team Nutrizione dell’ambulatorio
Dott.ssa Edy Virgili
Dott.ssa Laura Calza
Dott.ssa Federica Calcagnoli